10. Luigi Tarisio, François-Marie Pupunat (o chi altro)? Un enigma in 4 fotografie.

Se non fosse che occupandosi della storia della liuteria cremonese s’incontra inevitabilmente, ad un certo punto, la discussa figura di Luigi Tarisio, non occorrerebbe presentare in questo sito l’enigma che si è presentato nove anni fa con il disvelamento di tre fotografie.

Il 25 maggio 2015 era comparso nel blog Il viaggiatore ignorante[1] l’articolo intitolato “Tarisio, il cacciatore di Violini”. Il suo autore era certo Giuseppe Teruggi, che si dichiarava “Uno dei nipoti di Teruggi Luigi, alias Tarisio, che … era il mio trisnonno…”.

A corredo dell’articolo compariva l’Unica immagine esistente di Tarisio (n. 1), rimasta ignota sino ad allora.

 

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In quel momento, l’indagine più recente su Luigi Tarisio era stata quella di Nicholas Sackman – compositore e professore associato al Dipartimento di Musica dell’Università di Nottingham –  contenuta nel suo libro: The Messiah violin: a reliable history?[2] L’autore, passate in rassegna le notizie riportate dai numerosi scrittori che se n’erano occupati in precedenza (marcandone punto per punto le ambiguità), affermava laconicamente che “Luigi Tarisio è circondato da una vera e propria nebbia”.

Il 7 giugno 2016, il blog graffitiamilano aveva postato un nuovo articolo intitolato Luigi Teruggi da Fontaneto d'Agogna alias Tarisio, un astuto collezionista di violini, firmato da certo Tony Graffio.[3] In esso, fra notizie già note, vi si leggeva che: «La famiglia Teruggi di Fontaneto d'Agogna che aveva tra i suoi avi Tarisio ha trasmesso ogni suo documento ai maschi primogeniti come se le carte fossero i veri tesori da tramandare ai posteri. Il passaporto, la fotografia originale scattata a Parigi [n. 1], l'atto di nascita, le lettere, gli atti notarili originali che riportano gli acquisti effettuati da Tarisio e molte altre scartoffie che ho promesso di visionare con cura e che penso di pubblicare a settembre, in occasione del rientro temporaneo in Italia, a Cremona, del violino più noto di Stradivari…».

V’era presentata, fra l’altro, l’immagine d’una genealogia della famiglia Teruggi, che iniziava dal 1796 (ma in sostanza senza date), manoscritta in modo un po’ disordinato – forse dai familiari – su un foglio quadrettato, nella quale Tarisio appare senza discendenza, contraddicendo il Giuseppe Teruggi, che nell’articolo del 2015 si era dichiarato suo bis bis bis nipote, perché in realtà Tarisio era il suo bis bis bis zio.

Nessuna novità sostanziale riguardante Tarisio ha portato Renato Meucci nel libro The Absolute Stradivari - the Messie violin 1716/2016, pubblicato dal Museo del Violino di Cremona in occasione della mostra dedicata allo strumento conservato all’Ashmolean Museum di Oxford, nel quale è stata mostrata di nuovo, per gentile concessione degli eredi, la fotografia [n. 1] di 'Tarisio'. E la promessa di Tony Graffio di pubblicare ‘a settembre’ i documenti della famiglia Teruggi non è stata mantenuta.

L’anno dopo, nella sua estesa e implacabile recensione al suddetto libro cremonese, Sackman si è rammaricato della mancata pubblicazione dei documenti della famiglia Teruggi, prendendo atto che «Evidentemente il proprietario dei “documenti originali” di famiglia non ha ritenuto che contattare il Museo del Violino di Cremona prima della mostra Messiah (settembre-dicembre 2016) potesse essere una strategia più appropriata.»

 

L’autore inglese ha fatto anche osservare, nella sua recensione, che una delle fotografie del «"vecchio non identificato", … [pubblicate da Tony Graffio, ha] una didascalia stampata nell'angolo in alto a destra dell'immagine; [di cui] si riesce a decifrare la prima parte …: ‘Luigi Teruggi, detto Tarisio, nato a Fontaneto il 21/6/1796, mori a Milano in circostanze misteriose il 1 Novembre 1852’. La fotografia sembra essere la pagina d’un libro pubblicato (il numero di pagina - "83" - può essere visto nella parte inferiore della fotografia) ma non viene fornita alcuna identificazione del libro e questo recensore [Sackman] non è stato in grado di individuare il libro. [Il libro è risultato poi essere: AA.VV., Fotoricordo Fontaneto Immagini di un paese e della sua gente, Fontaneto d'Agogna, Comitato Sant'Alessandro, 2000] ... il vecchio non identificato nella fotografia – il presunto T/T – sembra essere piuttosto basso di statura (gli Hill descrivono Tarisio come “alto e magro”) e T/T sembra avere almeno 65 anni. Se T/T fosse nato nel 1796 e fosse morto nel 1852 avrebbe avuto 56 anni (ma il secondo blog afferma che T/T aveva 60 anni quando morì, il che, se fosse nato nel 1796, collocherebbe la sua morte nel 1856).» Infine, Sackman avvertiva che «Da quando la presente recensione è stata pubblicata per la prima volta sul web, il “vecchio” nella fotografia, “seduto su una sedia bassa”, è stato identificato come il liutaio Francois-Marie Pupanat [sic] (1802-1868).»[4]

E' un fatto che le numerose contraddizioni nelle notizie biografiche di Tarisio avevano creato molta confusione, a partire dai dubbi sulla parentela di Tarisio con i Teruggi di Fontaneto, che era tuttavia nota, sin dal 1857, a Ignazio Cantù, il quale in una comunicazione fatta all’Accademia Fisio-Medica-Statistica di Milano, aveva scritto: «Questo violino [Messia] faceva parte de' moltissimi strumenti di arco che gli eredi del Terruggi vendettero, da quanto veniamo assicurati, per circa 40,000 franchi al signor Vuillaume; e fra i quali erano altri di primo merito dello stesso Stradivari ed alcuni del Guarnerio del Gesù, che molti anni indietro il Terruggi aveva comperato dal milanese nobile Giacomo de Carli.»[5]

Anche il luogo in cui abitavano i parenti di Tarisio (Fontaneto d’Agogna, in provincia di Novara, e non Fontaneto Po, in provincia di Vercelli) era noto fin dal 1876. dato che Antoine Vidal aveva scritto che J.B. Vuillaume, appresa la notizia della morte di Tarisio, «…non esita. Entrato subito in contatto con la famiglia del defunto, parte per l'Italia l'8 gennaio 1855. Giunto a Novara, viene condotto nei pressi di ‘Fontenette’ [sic], al podere Croce, piccola proprietà che era appartenuta a Tarisio, dove trova riuniti gli eredi …».[6]

Alessandro Restelli nel suo libro Il mercato antiquario di strumenti musicali a Milano, dato alle stampe nello stesso anno della recensione di Sackman, dopo aver passato di nuovo in rassegna la bibliografia riguardante Tarisio in maniera ancor più analitica e completa dell'autore inglese, e basandosi sul dattiloscritto inedito d’una ricerca di Laura Marcolini del 2001,[7] ha finalmente documentato una volta per tutte l’anno della nascita di Tarisio - citando l’Atto di battesimo, conservato nella parrocchia di Santa Maria Assunta di Fontaneto d’Agogna: «Aloisius Terugio - Anno Domini Millesi.mo Septingente.mo Nonage.moSexto die Vigesima prima Junij ego Franciscus Antonius Imbricus hujus Ecclesia Beata Maria Vergine Assumpta Fontaneti Archipresbiter baptizavi infantem die eadem natum ex Josephi Maria Terugio Fili Philippi et Maria Dominica Barbaglia filia Josephi conjugibus hujus Parochia, cui impositum fuit nomen Aloisius. Patrini Johannes Dho filium Antonij, et Maria Francesca Cerri filia Silvani uxori Isidori Terugio ambo huius loci. Et pro fidelis Archipresbiter Imbricus.» -. L'autore ha chiarito anche la data della morte, pubblicando l'attestato dalla registrazione fatta nella Gazzetta Ufficiale di Milano del 4 novembre 1854, p. 1331, in cui si legge: «Morti a Milano nel giorno 1 Novembre 1854 maggiori di anni 7 […] Tarisio Luigi, 60, fabbricante di violini, 2118» (il numero indicato in finale era il civico della casa dove abitava Tarisio presso Porta Tenaglia, e il numero 60 rappresentava l’età, che, naturalmente, se era nato nel 1796, nel 1854 era di 58 anni).[8] L’Estratto Dai Registri Parrocchiali per gli Atti di Morte dal giorno 'primo 9bre a tutto Anno 1884', della Parrocchia di San Simpliciano di Milano, recentemente consultato, conferma - alla Tabella 80 - la morte di Luigi Tarisio, registrato però come Teruggi: « 3Teruggio Luigi │ età / 60 │ Stato / Nubile (sic) │ Patria / Novara │ N. Civico / 2118 │ Paternità / Giuseppe / Maternità / Barbaglia Maria │ Giorno / 1- 9bre.» Il documento ecclesiastico è importante perché registrava Tarisio con il cognome d'origine e i nomi dei genitori riportati nell'atto di battesimo, ribadendo la sua parentela con la famiglia di Fontaneto d'Agogna.

Nel 2021, il blog Genially Education ha postato un lavoro d’equipe, realizzato per valorizzare la storia e le attrattive di Fontaneto d’Agogna, nel quale una sezione è dedicata a Luigi Tarisio e fornisce anche notizie e immagini riguardanti i suoi eredi Teruggi,[9] vi è riprodotta anche una nuova immagine della fotografia n. 1 del presunto Tarisio nella quale si vede, su tre lati, parte della cornice di legno che la racchiude, come in effetti è in realtà.

 

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Un discendente dei Teruggi ha confermato che la fotografia n.1, della quale ha fornito gentilmente la riproduzione qui riportata, è conservata dai parenti ed è incorniciata e protetta da un vetro (mai aperto per non rischiare di rovinarla). Dietro il quadretto è posto un foglietto manoscritto con la seguente iscrizione, stilata in tempi recenti da Giovanni Platinetti, un discendente di Gaudenzio, uno dei tre fratelli di Tarisio: “LUIGI TERUGGI DETTO TARISIO, FU IL PIU GRANDE COLLEZIONISTA E CONOSCITORE DI VIOLINI NEL MONDO. NACQUE A FONTANETO D’AG. N. 1796 DAI CONIUGI GIUSEPPE MARIO TERUGGI E MARIA DOMENICA BARBAGLIA E MORI A MILANO NEL 1854, CON UNA COLLEZIONE DI 150 STRUMENTI AD ARCO FRA I QUALI 12 STRADIVARI E IL FAMOSO MESSIA. QUESTO GRANDE ARTISTA È UN VERO SPIRITO BIZZARRO E QUESTA FOTOGRAFIA È UNA DELLE PRIME NEL MONDO.” In famiglia si tramanda la memoria che la fotografia sarebbe stata scattata a Parigi nel 1853 e anche il ricordo che il maglione indossato dal personaggio fotografato sarebbe stato conservato in casa per molti anni e sarebbe andato perduto nel corso degli ultimi decenni.

La foto n. 1, di 23 x 18,1 cm, dovrebbe essere una stampa su carta albuminata e mostra un uomo d’età matura con una folta capigliatura bianca, che indossa un maglione di lana a larghe coste con doppia abbottonatura, dei calzoni scuri e scarpe di cuoio. È seduto su una sedia ottocentesca di vago stile Biedermaier, con la seduta ricoperta da una tela a fiori, e tiene sulle gambe un ampio telo chiaro, sul quale appoggia, tenuto dalla mano sinistra, mostrandone la faccia interna, la tavola armonica d’un violino, sulla quale posa un compasso tenuto nella destra.

Al fianco del personaggio si vede, a destra, la porzione d’un tavolino/scrittoio coperto da un telo, le cui gambe richiamano vagamente lo stile Luigi XV, sul quale sono posati alcuni oggetti: distinguibile è in secondo piano un violino privo della tavola armonica (quella in mano al personaggio?) con posate sopra una tastiera e un ponticello da violoncello e una sagoma bianca che pare un manico di violino 'in bianco', mentre in primo piano vi sono alcuni altri arnesi indistinti, fra i quali è però chiaramente riconoscibile un piccolo pialletto da liutaio.

Il luogo in cui è stato effettuato lo scatto pare uno studio fotografico; la parete di fondo, salvo un punto luminoso dietro la testa del personaggio, è uniformemente scura e ha in basso un alto zoccolo più chiaro; anche il pavimento risulta uniforme e non mostra particolari di rilievo.

Il discendente con cui si è in contatto ha fatto sapere che la fotografia n. 1 sarebbe una delle tre donate da Tarisio ai suoi tre fratelli: Gaudenzio (1798-1887), Francesco (1807-1861), Pietro (1811-1887). Gli eredi conservavano, infatti, un secondo esemplare incorniciato [n. 2] di cm 20,1 x 16,1, nel quale si vedono a destra le altre due gambe del tavolo, mentre una terza fotografia che era nelle mani dei discendenti sarebbe stata inviata nel 1953 alla redazione del Corriere della Sera di Milano per corredare un articolo, che non fu pubblicato, e non venne più restituita.

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Dal passaporto di Luigi Tarisio, citato sopra, rilasciato dalla Questura di Torino nel 1853 e rinnovato nel 1854, si evince che era valido per “tutti gli Stati della Monarchia … (?), quelli d’Italia, Germania, Svizzera, Francia, Olanda ed in Austria”. Il documento riporta i connotati del titolare come segue: “Età 54 (sic) / Altezza mt 1,71 / Capelli Misti / Sopracciglia Oscure / Occhi Castagni / Fronte Media / Barba Castano-Mista / Carnagione Naturale / Condizione Riparatore di Strumenti musicali” ed anche la firma autografa di Tarisio.

Dopo la sua pubblicazione del 2015, la fotografia n. 1 è stata più volte riprodotta online e in pubblicazioni cartacee di tema liutario come ritratto di Luigi Tarisio, se non che, nello stesso anno, una fotografia simile (n. 3) che ritrae lo stesso personaggio è stata trovata nel fondo di laboratorio appartenuto al liutaio e archettaio di Losanna François-Marie Pupunat (1802-1868), acquisito dal Musée Historique della città svizzera attraverso un suo discendente ancora vivente a Écuvillon (Francia).

Pupunat era nato in questo villaggio francese prossimo al confine svizzero, non lontano da Ginevra, ed era figlio di modesti contadini. Aveva imparato in gioventù il mestiere di falegname-ebanista e, quando nel 1823 un sorteggio favorevole gli risparmiò cinque anni di servizio militare, sarebbe partito per un viaggio in Italia che durò quattro anni. "Il passaporto rilasciato a Pupunat nel 1823 quando aveva 20 anni lo descrive di altezza di 1,74 mt, la fronte coperta, le sopracciglia la barba e gli occhi neri, il naso aquilino, la bocca media, il viso e il mento rotondi, la carnagione chiara e bruna"[10] Al suo ritorno a casa, nel 1827, si sposò e si stabilì a Losanna, dove trascorse il resto della sua vita, lavorando dapprima come falegname per poi convertirsi gradualmente alla liuteria, probabilmente – si dice – attraverso l'intermediazione di un ricco collezionista, Joseph von der Weid de Römertzwill, che gli diede diversi strumenti da riparare e lo portò ad apprendere la sua nuova professione da autodidatta. Pupunat divenne ufficialmente liutaio nel 1836 e costruì circa 350 strumenti, presentandone alcuni anche a delle Esposizioni di rilievo, guadagnandosi il rispetto dei suoi concittadini anche in altri campi.[11] Rimasto senza figli e non avendo formato un successore, la sua bottega venne liquidata alla sua morte.

Il fondo Pupunat del Musée Historique di Losanna comprende un violino autenticato nella sua custodia e vari accessori, medaglie e certificati, archivi professionali e personali (corrispondenza, libri contabili, documenti di eredità, ecc.), documenti di identità, una tabacchiera e, appunto, la suddetta  fotografia n. 3.

 

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André Schmid, Portrait du luthier François-Marie Pupunat, photographie, vers 1864, coll. Musée Historique Lausanne

© Atelier de numérisation Ville de Lausanne.

Tale fotografia (P.1.P.1.Pupunat Franç.001), 20,5 x 15 cm, è catalogata come «Ritratto del liutaio François Marie Pupunat che mette la mano su una tavola di violino» ed è un positivo fotografico a stampa su carta albuminata incollata su cartoncino, che non presenta iscrizioni o segni particolari né sul dritto né sul rovescio,[12] ed è priva del negativo.

Si differenzia dalle foto 1 e 2 degli eredi Teruggi per l’ombra sullo sfondo, che è centinata, e per la visione quasi completa del tavolino/scrittoio che gli sta di fianco, di cui si vedono tutte e quattro le gambe come nella numero 2.

Il contesto in cui la fotografia n. 3 è stata reperita ha giustificato, da parte dei catalogatori del Museo di Losanna, l’attribuzione al soggetto del ritratto dell’identità del liutaio F.M. Pupunat, che ne era stato verosimilmente il proprietario, mentre lo scatto, datato al 1864 circa, è stato assegnato al fotografo losannese André Schmid (1836-1914), anche perché una fotografia simile (n. 4), in formato “Carte de Visite”, è conservata nel fondo di questo fotografo[13] nello lo stesso Museo.


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André Schmid, Portrait du luthier François-Marie Pupunat, photographie, vers 1864, coll. Musée Historique Lausanne

© Atelier de numérisation Ville de Lausanne.

La fotografia n. 4 (P.2.D.3.1.A.1.Pu.1) è un positivo monocromo argentico stampato su carta albuminata (8,8 x 5,3 cm) incollato su cartoncino (10.2 x 5.8 cm), senza segni o marchi né sul dritto né sul rovescio, purtroppo anche questa priva del negativo; la data dello scatto è fissata anche in questo caso al 1864 circa ad opera del fotografo Schmid.[14]

Rappresenta lo stesso personaggio, nella stessa identica posa delle due fotografie descritte sopra, ma con una porzione di pavimento più ampia davanti ai piedi, una porzione maggiore dello sfondo a sinistra e una parte minore del tavolino a destra; mostra sullo zoccolo e sulla parete di fondo a sinistra delle quadrature a linee e rombi che non si vedono nelle fotografie illustrate in precedenza. Le ombre della fotografia sembrerebbero non coincidere, perché la luce sul soggetto e sul tavolo sembra provenire dall’alto-alto destra, mentre le ombre delle decorazioni sul muro sono disegnate come se l’illuminazione arrivasse da sinistra-alto: il rombo di destra ha un’ombra accentuata diversa da quella del rombo di sinistra e della colonna e potrebbero essere state disegnate con un ritocco in lastra. Senza dubbio, comunque, il negativo di questa fotografia,  che è stata molto probabilmente ritagliata dopo la stampa per adattarla al formato “Carte de visite”, dovrebbe essere stato quello originale e conteneva le porzioni dell’immagine mancanti in questa stampa ma che sono visibili nelle fotografie 2 e 3 di formato più grande.

Si sa che all’epoca le fotografie erano stampate a contatto, cioè appoggiando il negativo sulla carta fotografica, e l’eventualità che per le foto di formato più grande possa essere stato utilizzato il negativo di un secondo scatto viene esclusa dal fatto che la posa del personaggio fotografato è identica in tutte e tre le fotografie, e siccome i lunghi tempi di posa costringevano il soggetto all’immobilità, è impossibile credere che potesse assumere la stessa identica posizione in momenti diversi.

Gli esemplari noti della fotografia sono perciò quattro e tutti di formato differente: (n. 1) 24 x 18,1 cm e (n. 2) 20,1 x 16,1 cm di Fontaneto, (n. 3) 20 x 15 cm e (n. 4) 10.2 x 5.8 cm di Losanna. Le diffenze di formato fanno desumere che la foto n. 1 di Fontaneto non possa essere stata stampata con lo stesso negativo delle foto n. 2 (Fontaneto) e n. 3 (Losanna) - che sembrano combaciare -, mentre potrebbero, forse, essere state ricavate dal negativo del formato “Carte de visite” (n. 4) di Losanna, ma per fare ciò il fotografo avrebbe dovuto utilizzare un ingranditore (che al tempo era stato inventato da poco, era di dimensioni enormi e funzionava soltanto a luce solare, con lunghi tempi d’esposizione, e che non tutti i fotografi possedevano ed erano in grado d’usare) e le foto dovrebbero essere state ritoccate in fase di stampa per cancellare le quadrature e modificare gli sfondi.

A questo punto è onesto farsi alcune domande:

Qual è la data possibile dello scatto, tenuto conto che il formato “Carte de visite” è stato brevettato a Parigi nel 1854 da André-Adolphe-Eugène Disdéri (anche se era già noto) ed è entrato nell’uso comune nel 1859?

Bisogna considerare che Luigi Tarisio è morto il 1° Novembre del 1854 ed è giusto chiedersi, al di la dell’apparente età del soggetto fotografato, se questa data possa essere compatibile con quella del possibile scatto. Ammettere che sia stato effettuato – come ritenuto dagli eredi Teruggi – nel 1853 a Parigi pone qualche problema. che non si porrebbe invece F.M. Pupunat, in quanto deceduto il 9 Aprile 1868 all’età di 66 anni.

Dove è stata effettuato lo scatto e chi ne è l’autore?

Il Museo di Losanna, come detto, ha identificato l’autore nel fotografo André Schmid, il cui fondo comprende fra l’altro anche numerose foto e negativi di formato “Carte de Visite” scattate, quattro alla volta sulla stessa lastra, dimostrando che disponeva d’una fotocamera idonea a tale scopo.

Chi è il personaggio ritratto?

Allo stato dell’indagine non si hanno prove certe che favoriscano il riconoscimento dell’una, dell’altra, o di qualsiasi altra identità.

La risposta a questi interrogativi sarà in ogni modo assai complessa, perché fino a quando non si verificasse la fortunata eventualità di trovare il negativo originale (purché si sia conservato) nelle raccolte di qualche fotografo dell’epoca, oppure un'altra stampa in qualcuna delle collezioni allora molto in voga di fotografie formato “Carte de visite”, non si potrà determinare con certezza né l’origine dello scatto, né il suo autore, né l’identità del personaggio.

Qualunque fosse il risultato della ricerca, non c’è dubbio che il Museo di Losanna, in quanto istituto culturale, potrebbe rivedere – se fosse il caso – le proprie determinazioni, mentre è probabile che gli eredi Teruggi saranno più portati a difendere strenuamente l’attribuzione del fotoritratto al loro avo.

D’altra parte, tale atteggiamento ha un precedente illustre nella storia della liuteria: Giacomo II Stradivari († 1901), discendente del famoso Antonio e commerciante a Milano, nella risposta ad una lettera inviatagli nel 1892 da Alfred Hill, che l’aveva interrogato in proposito, aveva difeso ostinatamente da ipotesi contrarie l’identità del personaggio dipinto in un quadro che, conservato nella famiglia Stradivari a Cremona da tempo immemore come ritratto del loro celebre avo, era stato ceduto a J.B. Vuillaume e dagli eredi di questi venduto agli Hill.[15] Il quadro, pervenuto nel 1952 all’Ashmolean Museum di Oxford, vi è catalogato come “Ritratto di Musico di Anonimo italiano-cremonese (c.1570/90)“.[16]

Gianpaolo Gregori

7 maggio - 30 luglio 2024

Si ringraziano per l’aiuto Alfio Angiolini, Roberto Caccialanza, Sergio Cantoia, Nathalie Lüginbühl-Blaser e Roberto Regazzi.

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[1] https://www.viaggiatoriignoranti.it/2015/05/tarisio-il-cacciatore-di-violini.html

[2] Nicholas SACKMAN, The Messiah violin: a reliable history?, Nottingham, 2015 e 2020, pp.

[3] https://graffitiamilano.blogspot.com/2016/06/luigi-teruggi-da-fontaneto-dagogna.html

[4] https://www.themessiahviolin.uk/AbsoluteStradivariReview.pdf

[5] Ignazio CANTÙ, «SULLE SCUOLE ARTISTICHE ISTRUMENTALI ITALIANE - MEMORIA del Socio Ordinario Segret. IGNAZIO CANTU', Letta nella seduta del giorno 23 aprile 1857», in: Atti dell’Accademia Fisio-Medico-Statistica di Milano – Anno Accademico 1856-1857, Milano, Stabilimento Tipografico del Dott. Pietro Bonietti, 1887, p. 268, nota 2.

[6] Antoine VIDAL, Les Instruments a archet …,T. Premier, Parigi, Imprimerie de J. Claye, 1876, . pp. 123-124.

[7] Laura MARCOLINI, Luigi Tarisio, manoscritto inedito, 2001.

[8] Alessandro RESTELLI, ll mercato antiquario di strumenti musicali a Milano fra Ottocento e Novecento, Milano, L.E.L., 2017, p. 29.

[9] https://view.genial.ly/602a428e55c6b00d538c695d/interactive-image-fontaneto-dagogna-terra-dacqua-e-memoria

[10] Esther Bornand, La vie et l'oeuvre de François Marie Pupunat, Lausanne, Esther Bornand, 2001 

[11] Vedi: L. M., «Les violons de Lausanne», in: Conteur Vaudois, Journal de la Suisse Romande, n. 41, 5 ottobre 1867.

[12] https://museris.lausanne.ch/SGP/Consultation.aspx?Id=7967

[13] https://museris.lausanne.ch/SGP/Consultation.aspx?Id=10753

[14]

https://www.lausanne.ch/apps/museris/?artistes=Schmid%2C%20Andr%C3%A9&page=164&id=136968&sort=auteur

[15] W.H., A.F. and A.E. HILL, Antonio Stradivari His life and work (1644-1737), Londra, Hill, 1902, p. 279.

[16] https://www.ashmolean.org/collections-online#/item/ash-object-372464