9. Correzioni e precisazioni riguardanti alcuni degli oggetti catalogati in “Antonio Stradivari disegni modelli forme, 2016”
1)
a 25 maggio 1698
Eseq[u]ia della Sig[no]ra Francesca Ferabosca Stradivari V[icinanz]a S. Matteo Sep[ol]ta in S. Domenico a hore 23.
Quarta al Sig. Prevosto L. 12,10
Messa Par[rocchia]le L. 3
Capelani 14 ed 1 chierico L. 7
Padri di S. Domenico 36 L. 18
Padri di S. Franc[es]co da P[adri] 16 L. 8
Padri di S. Angelo n° 31 L. 15,10
Padri di S. Lucca n° 27 L. 13,10
Padri di S. Salvatore n° 21 L. 10,10
Padri di S. Fran[ces]co n° 19 L. 9,10
Misericordini Con Capuccio (?) L. 12
Mendicanti Con Capuccio (?) L. 12
Porta torce 12 L. 3
Porta torce del Rosario 4 L. 2
Cadiletto del duomo di V[elluto] C[on] oro L. 8,10
Tavola in Chiesa L. 1
Campana Vechia, L. 9
Campana S. Matteo L. 1,10
Campana di S. Domenico L. 2
Campanelle del Duomo L. 1,10
Panni alla Chiesa n° 4 L. 1,12
Panni alla Casa n° 16 L. 6,8
Sotradori Con Cappa L. 12
Ord[i]ne al prefetto Ecc[lesiasti]co L. 8
Ord[i]ne del Prefetto l[ai]co della città L. 8
Totale L. 186
(Postilla autografa di Stradivari)
Tratten[u]to L. 8 in tutto della presente lista.
Ant.° Stradivari
Nel catalogo del Museo del Violino 2016 questo documento, scritto su un foglio di carta ripiegato e assai importante per la storia della famiglia Stradivari, è menzionato a pagina 236[1] col numero d’inventario MS 601 e la seguente descrizione:
“A firma Antonio Stradivari – 1698 – CCS.GF– 1930
Elenco delle spese relative ai funerali della prima moglie, con firma autografa di Stradivari del 25-5-1698
Inchiostro su carta
B aperta mm 290; H mm 207”
La Legenda che precede il Catalogo non menziona la sigla CCS, che comunque si può presumere intuitivamente voglia significare Conte Cozio di Salabue, mentre GF corrisponde a Giuseppe Fiorini; le due sigle stanno ad indicare la provenienza del documento.
Il documento tradotto in inglese fu reso noto per la prima volta dagli Hill nel 1902,[2] che lo citarono senza dubbio dietro suggerimento di Alfonso Mandelli, che rivelò nel suo libro pubblicato nel 1903 d’averlo egli stesso «trovato nelle filze delle “Esequie ordinate dalli Prefetti Ecclesiastico e Laico del 1698”, esistenti nell'Archivio del Comune di Cremona.»[3]
La fotografia del documento, scattata dal fotografo cremonese Ernesto Fazioli (l’originale è oggi conservato presso gli Archivi dell’Immagine della Regione Lombardia[4]), pare essere stata pubblicata per la prima volta nel 1929[5] e poi ancora nel 1932.[6] Il documento fu poi citato e trascritto nel 1937 da Bacchetta,[7] e ripubblicato assieme all’immagine di Fazioli con la didascalia della collocazione nella “Sala Stradivariana del Museo Civico – deposito dall’Archivio Storico Comunale”.[8]
Nel 1972 Sacconi indicò l’oggetto al n. 601 del suo catalogo, pubblicando soltanto la fotografia dell’iscrizione autografa di Stradivari;[9] mentre Santoro, nel 1987, scrisse: «Il documento è stato arbitrariamente tolto, decine di anni fa, dall'Archivio di Stato di Cremona, Archivio del Comune, fondo "Esequie", a.1698, e trasferito nel Museo civico tra i cimeli stradivariani, ora in "Museo Stradivariano"».[10] Nei cataloghi del 1987 e del 2001 del Museo Stradivariano pubblicati da Electa la carta è numerata al 601 e corredata di fotografia, con l’indicazione della provenienza dalla “Collezione G. Fiorini”.[11] Nel 2008 Chiesa e Rosengard l’hanno menzionato indicandone la provenienza dall’Archivio Storico Comunale,[12] mentre Pollens, pubblicandone la fotografia e la trascrizione nel 2010, si è limitato all’elencazione della bibliografia precedente.[13] Nel 2015 D’Agostino ha confermato l’autenticità dell’annotazione autografa di Stradivari[14]
Si evince, a questo punto, che l’indicazione della provenienza della carta dalla Collezione Fiorini ha avuto origine col catalogo del 1987 e la reiterazione dell’errore nel catalogo del 2016 è stata fatta nonostante che nella scheda del SIRBEC (Sistema Informativo Regionale dei Beni Culturali) della Regione Lombardia, compilata due anni prima, fosse stato scritto correttamente nelle “Notizie storico-critiche” che «Il documento era conservato presso l'Archivio del Comune di Cremona, nel fondo intitolato "Esequie ordinate dalli Prefetti Ecclesiastico e Laico del 1698". Nel 1937 risulta già esposto in una vetrina della Sala Stradivariana del Museo Civico.»[15]
Insomma, il documento era stato trovato da Mandelli nell’Archivio Storico Comunale, nella Cartelle contenenti le Filze cartacee dei documenti relativi alle ESEQUIE (1664-1782) che, come si legge nell’Inventario dell’Archivio Storico Comunale, oggi conservato all’Archivio di Stato di Cremona,[16] sono elencate le Liste delle spese sostenute per le esequie di diversi cittadini. In particolare, il documento stradivariano doveva essere collocato nella b. 3, 2 “1698. n. 125. Francesco Bassi Prefetto delle esequie della città”, dalla quale dovrebbe essere stato prelevato nel 1937, in concomitanza con le Celebrazioni per il Duecentesimo anniversario delle morte di Antonio Stradivari, per essere esposto nella Sala stradivariana del Museo Civico.
2) Una precisazione richiede anche la provenienza dell’oggetto descritto nel Catalogo 2016 come segue:
«MS 59
- Stradivari AM-CT [Andrea Mosconi – Carlo Torresani 1987] – G.B.C. [Andrea Mosconi – Carlo Torresani 1987] 1893
Controforma per il lavoro di scultura e finitura della tavola armonica e del fondo
Pioppo
B mm 395; H mm 200
Nell’inventario 1903-14 troviamo un “poggia-violini in legno con forma della curva del violino” descrizione non chiarissima che però pone qualche dubbio rispetto alla provenienza del reperto (bottega Antonio Stradivari o Enrico Ceruti ?)».
La Rubrica Y a – Liutai, elencò l’oggetto col n. 130, con la provenienza dal “Dono Cerani Gio.”,[17] vale a dire la donazione al Comune di Cremona del fondo della Bottega di Enrico Ceruti.
Per togliere qualsiasi dubbio è utile confrontare la fotografia dell’oggetto mostrata nel Catalogo del 2016 con una fotografia (verosimilmente di Ernesto Fazioli) pubblicata nel 1937 su una rivista francese,[18] in cui si vede ancora incollata l’etichetta rettangolare dell’Inventario del 1903-14 (Rubrica Y a – Liutai), sulla quale doveva essere scritto il n. 130.
Questa etichetta compare nella stessa posizione anche in altre due fotografie precedenti:
- la prima, scattata da Aurelio Betri il 6 marzo 1900, mostra la controforma fissata ad un supporto circolare appeso sopra una vetrina in una delle Sale dei Liutai e Musicisti del Museo Civico, allestite nel Palazzo Ala-Ponzone per iniziativa di Alfonso Mandelli dal 1893;[19]
- la seconda, di Ernesto Fazioli, mostra una vetrinetta del Museo Civico, nella nuova sede del Palazzo Affaitati (1927), in cui erano esposti altri reperti pervenuti al Comune prima del 1930. Fu pubblicata nel 1929, assieme a una fotografia singola dell’oggetto con la didascalia “Forma appartenuta allo Stradivari”.
Sacconi nel 1972 aveva catalogato l’oggetto come “N. 59. Controforma di A. Stradivari in legno di pioppo di cm. 39,5 x 20” senza dare ragione della sua attribuzione a Stradivari,[20] ma nel catalogo del Museo Stradivariano del 1987 l’oggetto era correttamente indicato come “dono di G. B. Cerani”.[21]
È, infatti, certa l’acquisizione dell’oggetto attraverso la donazione dei cimeli provenienti dalla bottega di Giovanni Battista Ceruti fatta al Comune di Cremona nel 1893 da Giovanni Battista Cerani, che ventilando la possibilità che vi fossero compresi alcuni oggetti provenienti dalla Bottega di Stradivari non indicava quali. Pertanto, la credenza accolta nel 1929, in qualche modo replicata sino ad oggi, non è suffragata da alcuna prova documentaria e/o scientifica.
3) Anche il reperto presentato nel catalogo 2016 col numero MS 511 richiede una precisazione:
«Pagina di libro con motivi decorativi
Carta
LR mm 180; H mm 30
PS 551»
Nell’inventario del 1956, compilato per la consegna dei cimeli liutari cremonesi alla Scuola internazionale di Liuteria, l’oggetto (n. 551) era stato compreso genericamente in un gruppo di “disegni per intarsi”.[22] Nel 1972, Sacconi lo descrisse al n. 511 del suo catalogo come «Pagina di libro di cm. 18 x 15.2 riproducente motivi decorativi, ai quali Stradivari si è riferito per l’intarsio del violino “Greffuhle” del 1709, così chiamato per il grifone inserito nella decorazione.»[23] Il Catalogo del 1987 precisò trattarsi delle “«Pagine XXXIII e XXXIIII da un libro di modelli per decorazioni. Il grifone di cui alla pagina XXXIIII fu utilizzato da Stradivari per l’intarsio del violino Greffuhle.»[24]
È stato Stewart Pollens a segnalare il libro da cui era stata strappata la pagina, indicato nella prima edizione del 1567,[25] anche se non si può essere certi che il foglio conservato a Cremona provenga dalla prima edizione del libro di Giovanni Ostaus, intitolato: La vera perfettione del disegno di varie sorti di ricami: & di cucire ogni sorte di punti à fogliami, punti tagliati, punti à fili, & rimessi, punti incrociati, pũti à stuora, & ogn'altra arte, che dia opera à disegni, o da una di quelle stampate successivamente a Venezia sino al 1591
L’acquisizione da parte del Museo di Cremona si deve al ‘Deposito perpetuo’ del 1930 di Giuseppe Fiorini e la successione dei passaggi di proprietà dev’essere indicata quindi come segue: Antonio Stradivari, Francesco Stradivari 1737; Paolo Stradivari 1743, Antonio II Stradivari 1775; Ignazio Alessandro Cozio Conte di Salabue 1775; Matilde Cozio Contessa di Salabue 1840; Marchese Giuseppe Rolando Dalla Valle 1853; Alessandro Lelio Maria Dalla Valle 1881; Paola Guidobono Cavalchini Roero Sanseverino vedova Dalla Valle 1905; Giuseppe Fiorini 1920, Comune di Cremona 1930.
4) La descrizione di questo oggetto nel Catalogo 2016 è la seguente:
«MS 710
? Emanuele Piazza 1890
Frammento di arcibanco con decorazioni dipinte
Conifera
Il nome di Antonio Stra.. è intagliato su una porzione di legno
Abete
LN mm 600; LR mm 180; SP mm 20
Ritrovato nella casa di Antonio Stradivari, che si trovava sul piazzolo di S. Domenico, durante lavori di restauro»[26]
Nella già citata “Rubrica Y a – Liutai” compilata fra il 1903-14, l’oggetto era stato descritto sotto la voce “Stradivari” così: «35 │ Tavoletta di legno dipinto; frammento di banco (schienale) avente incastrato altro pezzo di legno con inciso: ANTONIO STRA │ Dono coniugi Soresina Piazza.»[27] Mentre fra le schede inventariali conservate al Museo Civico, compilate probabilmente in preparazione della stesura della Rubrica, sotto la voce “Ricordi diversi riguardanti Stradivari celebre liutaio cremonese”, troviamo la seguente descrizione più ampia: «3. Frammento di schienale di banco (settecentesco) in legno, con incastrata una striscia pure di legno portante incisa la scritta ANTONIO STRA (Trovato nella casa già Stradivari in piazza Roma, allorche la casa stessa venne trasformata per incorporarla nel Caffè Soresini (assicella pure dipinta restando …, di cm 19 alt. x 70 larg. circa, descr. nel libro “Nuove Indagini su Antonio Stradivari” di A. Mandelli, edito da Hoepli Milano 1903 a pg. 120. Dono coniugi Soresini Piazza circa 1889-1890.»
In effetti, l’1 giugno 1888, Emanuele Piazza aveva comperato dalla vedova del sarto Gaetano d’Orleans, Carolina Cabrini, l’ex casa Stradivari, sulla cui facciata, il Consiglio Comunale aveva deliberato il 6 maggio precedente la posa d’una targa marmorea in ricordo del famoso liutaio. Il nuovo proprietario dell’edificio, con autorizzazione comunale, diede subito avvio – su progetto dell’architetto Vincenzo Marchetti († 1894) – alla ristrutturazione dell’edificio per inglobarlo nell’adiacente caffè/ristorante “Soresini”. I lavori, completati nel 1891, diedero unità architettonica di stile neorinascimentale a tutti gli edifici coinvolti, ma fece sparire per sempre i connotati interni ed esterni della casa di Stradivari. Fu evidentemente durante i lavori di demolizione nella casa ex Stradivari che il sig. Soresini, suocero di Emanuele Piazza, salvò il frammento d’arcibanco dalle mani dei muratori che lo stavano bruciando e venne poi donato dai coniugi Soresini-Piazza al Museo Civico, nel quale è visibile – nella fotografia di Aurelio Betri del 6 marzo 1900 – nell’allestimento di Palazzo Ala Ponzone.[28]
All’oggetto accennarono gli Hill nel 1902,[29] ma fu Alfonso Mandelli, contemporaneo dei fatti e dei partecipanti alla vicenda (ben consapevoli della storicità dell’edificio che stavano demolendo!), che testimoniò nel suo libro del 1903 che l’assicella mostrava resti d’una decorazione dipinta (volute di fogliami gialli e resti della targa d’uno stemma), ricordando altresì che Antonio II Stradivari, in una lettera inviata il 21 novembre 1775 agli intermediari del conte Cozio di Salabue, aveva parlato di «”vari altri modelli di istromenti ritrovati chiusi in un casabanco”[30] lo stesso quindi il quale, ridotto ad assa, è finito come s'è visto, prima a riparo di un soffitto, poi a riscaldare la polenta dei muratori.»[31]
5) Un’ultima considerazione meritano i tre spessimetri metallici elencati nel catalogo 2016 alle pagine 248 e 249:
«MS 661
Bottega Stradivari? – CCS-GF? – 1930?
Spessimetro
Metallo
LN mm 236»
«MS 662
Bottega Stradivari? – CCS-GF? – 1930?
Spessimetro
Metallo
LN mm 281»
«MS 663
Bottega Stradivari? – CCS-GF? – 1930?
Spessimetro
Metallo
LN mm 289»
Prima che i tre oggetti fossero acquistati da Giuseppe Fiorini e pervenissero al Museo di Cremona, gli oggetti nn. 661 e 663 furono illustrati, con le relative immagini, come “Calibri di Stradivari per la regolazione degli spessori” nel libro degli Hill del 1902[32] e, in seguito, tutti e tre da Sacconi nel 1972 che li descrisse come “Spessimetri per interno in ferro temprato …, per il controllo degli spessori dei piani armonici e dei fondi”, mostrando però soltanto le immagini dei numeri 662 e 663.[33] Il Catalogo Mosconi-Torresani del 1987 mostrava solo l’immagine del n. 663 e descriveva i tre oggetti così: “Antonio Stradivari. Tre spessimetri di forma e misure diverse. Venivano usati per controllare gli spessori dei fondi e delle tavole armoniche”.[34] Pollens, infine, ha descritto i tre oggetti semplicemente come “Calibri di spessore usati da Antonio Stradivari”, mostrando le immagini dei numeri 662 e 663.[35]
Cacciatori, come visto sopra, ha espresso dei dubbi (?) sulla loro provenienza dalla bottega di Stradivari e dalla Collezione Cozio di Salabue/Giuseppe Fiorini.
Ma che i tre oggetti facessero parte del Deposito di Giuseppe Fiorini non v’è dubbio, dato che si scorgono, a sinistra e in centro, nella fotografia della vetrinetta delle forme della Collezione Cozio di Salabue/Dalla Valle esposta a Milano nel 1881; ma l’attribuzione fatta in passato alla bottega di Stradivari pone effettivamente degli interrogativi.
Bisogna chiedersi se simili strumenti fossero necessari a Stradivari (come a qualsiasi liutaio) durante la costruzione degli strumenti, giacché ogni loro parte gli era direttamente accessibile e era misurabile senza ostacoli con altri attrezzi.
Questi spessimetri danno la possibilità di “controllare gli spessori delle tavole armoniche e dei fondi” degli strumenti interi e pare qundi più logico considerare potersi trattare di dispositivi fatti costruire dal Conte Cozio di Salabue per effettuare il rilevamento delle misure degli strumenti della sua collezione, intrapreso nell’ambito del suo progetto d’un trattato sulla liuteria cremonese, che iniziò ma non portò a termine.
Alla medesima funzione e origine dei tre spessimetri del Museo di Cremona potrebbero comprendersi anche altri oggetti, di dimensioni più grandi, raffigurati nel catalogo d’una mostra curata del liutaio fiorentino Carlo Vettori nel 1989 ed attribuiti, senza indicarne la provenienza, alla bottega di Stradivari.[36] In effetti, un arnese simile a quello posto in alto in questa fotografia si scorge, a destra, nella fotografia della suddetta vetrina della Collezione Dalla Valle del 1881. Se si trattasse dello stesso oggetto, bisognerebbe però chiarire come questi oggetti siano rimasti fuori dal deposito al Museo di Cremona fatto da Giuseppe Fiorini del 1930.
Gianpaolo Gregori
18 aprile 2024
[1] Cacciatori Fausto (a cura di), Antonio Stradivari. Disegni modelli forme, Cremona, Museo del Violino, 2016
[2] Hill, W.E - Hill, A.F. - Hill, A.E., Antonio Stradivari. His Life and Work (1644-1737), Londra, Hill & Sons,
1902, p. 16.
[3] Alfonso Mandelli, Nuove indagini su Antonio Stradivari, Milano, Hoepli,1903, p. 38.
[4] https://www.lombardiabeniculturali.it/fotografie/schede/IMM-LOM60-0033817/?view=autori&offset=1550&hid=3573&sort=sort_date_int
[5] Bonetti Carlo-Cavalcabò Agostino-Gualazzini Ugo, «Alla ricerca delle origini di A. Stradivari», in: Cremona, Cremona, Cremona Nuova, febbraio 1929, p. 13.
[6] Bonetti Carlo, «Gli antenati di Antonio Stradivari», in: Cremona, Cremona, Cremona Nuova, aprile 1932
[7] Bacchetta Renzo, Stradivari non è nato nel 1644, Cremona, Cremona Nuova, 1937, p. 40.
[8] Bonetti Carlo-Cavalcabò Agostino-Gualazzini Ugo, Antonio Stradivari. Notizie e documenti, Cremona, Archivio Storico Cremonese, 1937, p. 57.
[9] Sacconi Simeone Fernando, I "Segreti" di Stradivari, Cremona, Libreria del Convegno,1972, pp. 248 e 251, fig. 182.
[10] Santoro Elia, Antonius Stradivarius, Cremona, 1987, p. 127, nota 9.
[11] Andrea Mosconi-Carlo Torresani, Il Museo Stradivariano di Cremona, Milano, Electa, 1987, p. 100; Andrea Mosconi-Carlo Torresani, Il Museo Stradivariano di Cremona, Milano, Electa, 2001, p. 129.
[12] Chiesa Carlo-Rosengard Duane, The Stradivari Legacy, Londra, Peter Biddulph, 2008, p. 49, nota 56.
[13] Pollens Stewart, Stradivari, Cambridge University Press, 2010, p. 24-25.
[14] D’Agostino Marco, La scrittura di Antonio Stradivari, Cremona, Edizioni Del Miglio, 2005, p.38.
[15] Vedi: file:///C:/Users/User/Downloads/OARL_CR210-00015%20(2).pdf
[16] Si veda: Valeria Leoni (a cura di), Archivio di Stato di Cremona, Inventario dell’archivio storico del Comune di Cremona, Sezione di Antico Regime (secc. XV-XVIII), Trezzano sul Naviglio, Edizioni Unicopli, 2009, p. 466.
[17] Vedi: Gianpaolo Gregori 2. Gli inventari dei cimeli liutari di Cremona, in: http://www.archiviodellaliuteriacremonese.it/monografie/inventari_cimeli_liutari_cremona.aspx, 2014
[18] Gerard Jean P., «Stradivarius», in: Le monde illustré, Parigi, 31 luglio 1937, p. 527
[19] Vedi: Caccialanza Roberto, Immagini della vecchia Cremona nelle Lastre Betri. Il fondo fotografico antico della Biblioteca Statale di Cremona, Collana Mostre, Vol. XXXIV, Catalogo della mostra, Cremona, Fantigrafica, 2017, pp. 68-69.
[20] Sacconi Simone Fernando, I "Segreti" di Stradivari, Cremona, Libreria del Convegno, 1972, p. 199.
[21] Andrea Mosconi-Carlo Torresani, Il Museo Stradivariano di Cremona, Milano, Electa, 1987, p. 42
[22] Gianpaolo Gregori 2. Gli inventari dei cimeli liutari di Cremona, in: http://www.archiviodellaliuteriacremonese.it/monografie/inventari_cimeli_liutari_cremona.aspx, 2014
[23] Sacconi Simone Fernando, I "Segreti" di Stradivari, Cremona, Libreria del Convegno, 1972, p. 246.
[24] Andrea Mosconi-Carlo Torresani, Il Museo Stradivariano di Cremona, Milano, Electa, 1987, pp. 94-95.
[25] Pollens Stewart, Stradivari, Cambridge University Press, 2010, p. 272-274.
[26] Cacciatori, cit., p. 256
[27] Gianpaolo Gregori 2. Gli inventari dei cimeli liutari di Cremona, in: http://www.archiviodellaliuteriacremonese.it/monografie/inventari_cimeli_liutari_cremona.aspx, 2014
[28] Vedi: Caccialanza Roberto, Immagini della vecchia Cremona nelle Lastre Betri. Il fondo fotografico antico della Biblioteca Statale di Cremona, Collana Mostre, Vol. XXXIV, Catalogo della mostra, Cremona, Fantigrafica, 2017, pp. 68-69.
[29] Hill, W.E - Hill, A.F. - Hill, A.E., Antonio Stradivari. His Life and Work (1644-1737), Londra, Hill & Sons, 1902, fig. 6.
[30] Trascrizione in: Bacchetta Renzo, Stradivari non è nato nel 1644, Cremona, Cremona Nuova, 1937, p.92. L’originale è conservato a Cremona, Biblioteca Statale. Civico, Cozio, Cozio 89, carta 13v; vedi: https://www.internetculturale.it/jmms/iccuviewer/iccu.jsp?id=oai%3Awww.internetculturale.sbn.it%2FTeca%3A20%3ANT0000%3AN%3ACNMD0000244571_1&mode=all&teca=MagTeca+-+ICCU
[31] Alfonso Mandelli, Nuove indagini su Antonio Stradivari, Milano, Hoepli,1903, p…..
[32] HILL, cit., 1902, pp. 183 e 187
[33] SACCONI, cit., pp. 70 e 249
[34] MOSCONI-TORRESANI, cit., pp. 104-106
[35] POLLENS, cit., pp. 250-252
[36] Carlo VETTORI (a cura di), Liuteria italiana: principali scuole antiche e moderne, Borgo San Lorenzo, Comunità Montana Zona E, 1989.