Figlio di Bernardino, proveniva da Pozzaglio, da dove si sarebbe trasferito con la famiglia a Cremona fra il 1590 e il 1595, abitando nella parrocchia di S. Sepolcro.
Nel 1610 rivolse richiesta del riconoscimento della cittadinanza cremonese ai Presidenti del Governo della città, dichiarando infatti che “da più di quindici e venti anni in qua con i suoi figli et moglie ha abitato di continuo et habita nella presente città nella quale esercisce l’arte di fabricar istrumenti cioè viole et citarre et legni da citra”.
Probabilmente l’istanza fu accolta e lo troviamo dieci anni dopo iscritto alla Corporazione dei Marengoni (Falegnami) della città, quando nell’assemblea del 7 gennaio 1620 viene eletto in una delle cariche annuali di governo del sodalizio. Partecipò anche, assieme al figlio Gerolamo, alla riunione del 7 gennaio 1627.
Nel testamento dettato nel 1624 nominava eredi i figli Clara (sposata a Andrea Lanzoni), Gerolamo e Florindo (sacerdote).
Sarebbe morto nel 1630, al tempo dell’epidemia di peste.
Non si conosce alcun esemplare della sua produzione liutaria.